L’abitato più antico: Villare = Casellae

Il più antico insediamento in territorio di Caselette si chiamava Casellae. La sua prima attestazione è in un documento del 1020 relativo a terreni ai piedi del Musiné (in territorio Casellas… inversus rupta montium qui vocatur Vicinea) ceduti all’abbazia di Novalesa per il monastero di Camerletto. Dove era situato?

Alcuni documenti del Due e Trecento permettono di localizzarlo. Essi segnalano, a sud di Camerletto, un abitato conosciuto come Villare, che risultava abbandonato o in via di abbandono nel XIII secolo: se ne parla nel 1265 a proposito di un campo de Vilario in territorio de Camarleto, e a metà Trecento di questo Villarius erano ancora visibili delle “porte” (1358: loco dicto ad Portas Villarii), probabilmente resti di un vecchio insediamento ormai ridotto a semplice regione agraria. In una citazione del 1280 (in territorio Casellarum in loco qui dicitur Vilar) Villare risulta una località inclusa nel territorio dell’antica Casellae, e una nota tardo cinquecentesca (1588: in Casello o vero al Campo Villario) identifica chiaramente Villare con l’antica Casellae.

Dunque, il luogo che tra ‘200 e ‘300 era segnalato come Villare corrisponde a ciò che in precedenza indicava il toponimo Casellae, che poco dopo il 1000 (quando ne compare documentazione e risulta citato almeno altre tre volte nell’XI secolo, tra 1043 e 1072, come in loco et fundo Casellas), ma probabilmente già molto prima, denominava un insediamento in territorio caselettese situato nella campagna a sud-ovest, poco lontano da Camerletto.

Un possibile abitato rurale di età romana tra Camerletto e la Dora

In questa zona parecchi indizi archeologici rimandano a epoca romana: vecchi ritrovamenti di tombe (emerse casualmente in passato durante lavori agricoli, due delle quali trovate presso i Truc La Prà e Bineita e contenenti materiali databili a II-III secolo d.C.), ma anche abbondanti affioramenti, nel terreno smosso dalle arature, di materiale laterizio e ceramico (parte del quale rimanda ad epoca romana, in particolare a I e II secolo d.C.) che sembra legato non alla sola presenza di tombe, ma a qualche struttura abitativa.

Non è azzardato pensare a un abitato rurale di età romana, se si considera lo sviluppo che ebbero queste zone tra Torino e Val di Susa dopo che, a fine I secolo a.C., entrarono stabilmente nel mondo romano; in esse si attuò una trasformazione che in pochi decenni cominciò a incidere in modo rilevante sull’assetto viario, abitativo ed economico: le aree sulle due sponde della Dora prossime a Caselette si aprirono a un più marcato utilizzo agricolo e a ricevere nuovi impianti abitativi, come documenta l’archeologia con il ritrovamento di due abitati rurali sulla destra del fiume, nei siti di Rivoli-Perosa e Rosta-Vernè. Proprio dirimpetto a quest’ultimo (un piccolo villaggio rurale durato per tutta l’età romana imperiale) è situato l’abitato ipotizzabile nel basso territorio di Caselette: una replica in sponda sinistra della Dora di un insediamento rurale più o meno simile è tutt’altro che improbabile, date le opportunità agricole che offriva questa fascia di territorio.

Toponimi ed epigrafi: proprietari romani in zona

Quest’area era sicuramente sfruttata in senso agricolo in epoca romana. Ne sono indizio alcuni toponimi fondiari, rintracciabili nella documentazione medievale ma che rimandano a proprietari di età romana, evidentemente interessati ai terreni della zona; ad esempio, il toponimo Gabianum (in documenti dell’abbazia di Novalesa di fine ‘200 riferiti a Camerletto) ricorda una proprietà di un Gavius, membro di un gruppo familiare in vista nell’Augusta Taurinorum del I secolo d.C. Ma anche alcune iscrizioni romane trovate a Caselette fanno pensare che altre famiglie taurinensi avessero qui dei possessi fondiari: le epigrafi scoperte ai primi dell’800 presso il Castello Cays citano individui appartenenti ad agiate famiglie di Augusta Taurinorum come i Cornelii e gli Aebutii. Sembra evidente che il territorio caselettese partecipò a interessi economici che su di esso si proiettavano dal centro taurinense.

Come esempio di questi interessi si pensa di solito alla villa rustica dei Pian, perché ne è l’unica testimonianza archeologicamente messa in luce; però questo, che è un caso esemplare, non fu sicuramente l’unico. Sarebbe infatti ben strano che, con le possibilità agricole che offriva la campagna verso Dora, un unico impianto produttivo e residenziale messo su da famiglie di Augusta Taurinorum in area caselettese andasse proprio a collocarsi in un sito che era sì paesaggisticamente bello, ma anche condizionato da terreni di modesta potenzialità.

Tipologia dell’abitato di Casellae

Così l’ipotizzato insediamento rurale nella campagna a sud non è da escludere che fosse un’altra villa rustica (= fattoria), né che si trattasse di più nuclei di abitazioni rurali sparse; ma, al momento, in assenza di indagini archeologiche, il modello Rosta-Vernè (piccolo villaggio agricolo) sembra il riferimento più plausibile.  E a questo ipotizzabile abitato potrebbero non essere estranei i toponimi Borgi (pron. “burgi”) e Fornass (pron. “furnàs”): quest’ultimo, se talvolta è stato un po’ sbrigativamente incluso in quelli che in aree contermini parrebbero segnali di un’antica produzione laterizia e forse ceramica, nella problematica insediativa della zona caselettese verso Dora potrebbe essere invece la denominazione di un’area in cui il ripetuto affiorare da lavori agricoli di frammenti laterizi e ceramici poté indurre i contadini a immaginarvi l’esistenza di una scomparsa fornace.

Era dunque questo (Casellae) l’abitato più antico; e, collegando gli indizi archeologici di epoca romana con le tracce documentarie medievali, si può pensare che nella zona agricola a sud-est di Camerletto ci sia stata una certa continuità abitativa (sia pure con fasi di abbandono, riusi di strutture e spostamenti) nell’arco di almeno 1000 anni.

L’attuale centro storico: località Comilitate

Non si deve perciò confondere quest’insediamento denominato Casellae con il centro storico dell’attuale Caselette. Quest’ultimo, in cui già poco dopo il 1000 sorgeva una chiesa dedicata a San Giorgio (in un documento del 1043: capella in onore Sancti Ieorgii), era chiamato ancora Comilitate, toponimo probabilmente longobardo; e ad età longobarda possono rimandare sia la titolazione a S. Giorgio, che a fine VII – inizio VIII secolo divenne il santo protettore della monarchia longobarda e gli furono dedicate molte chiese, sia la sopravvivenza fino al XVI secolo inoltrato di un fonte battesimale in pietra al centro della chiesa (uso che risale ad epoca ben precedente il 1000). In ogni caso Comilitate doveva essere già prima del 1000 la denominazione del nucleo originario dell’attuale centro storico del paese.

Lo sdoppiamento dell’abitato: il sorgere di Casellulae e l’abbandono di Casellae

Qui nel corso del XII secolo l’abitato si stava sviluppando: la chiesa di S. Giorgio, da quando era divenuta parrocchia, aveva cominciato ad attrarre abitanti e sull’altura soprastante i più influenti signori del luogo,  i “de Caselette” (ben inseriti negli alti livelli sociali della città di Torino e nell’area di influenza dei conti di Savoia), avevano posto una loro residenza fortificata. Questi signori intorno al 1150 compaiono nei documenti come de Casellulis, denominazione che si distingue dal più vecchio toponimo Casellae. Casellulae era l’abitato presso l’attuale centro storico (in quella che era un tempo la località Comilitate).

A metà XII secolo era dunque in atto uno sdoppiamento dell’insediamento caselettese, e l’antica Caselle, il vecchio abitato tra Camerletto e la Dora, fu progressivamente abbandonato (riducendosi a regione agraria denominata Villare, in cui restava a malapena qualche traccia dell’antico insediamento) a favore di quello ai piedi del castello dei signori del luogo, che era per il momento un modesto agglomerato in cui povere case in parte si addossavano lungo una via principale e in parte si alternavano a cortili ed aree aperte senza essere un borgo murato.

Dal Duecento in poi il nome di questo abitato diventò Caselletae, precedente diretto dell’attuale Caselette.

Bibliografia

L. PATRIA, “Homines Caselletarum”. Uomini di Caselette. Origine e affermazione di una comunità, in Caselette. Uomini e ambienti ai piedi del Musiné dalle origini all’Ottocento, Borgone 1999, pp. 75-227, in part. pp. 144-145.

D. VOTA, Un villaggio scomparso. Ipotesi su un abitato rurale in territorio di Caselette tra età romana e medioevo, in “Segusium” 51 (2012), pp. 9-28.