Primi passaggi umani in valle di Susa

Una zona alpina come la valle di Susa difficilmente può aver attirato dei gruppi umani a entrarvi e percorrerla con una certa frequenza prima della fine dell’ultima glaciazione (circa 10.000 anni fa). E’ vero che qualche gruppo di cacciatori può talvolta aver frequentato queste montagne già nel pieno del periodo glaciale, ma solo quando questo si avviò a conclusione la presenza umana cominciò a intensificarsi: passaggi temporanei, stagionali, legati a bivacchi utilizzati per breve durata, per battute di caccia o per raccogliere qualche minerale o anche solo per esplorare dei territori nuovi.

Il Neolitico valsusino

E la zona di Caselette, posta com’è al passaggio tra la pianura e un’area di montagna, fu sicuramente interessata da questi movimenti, soprattutto da quando (intorno a 6000 anni fa = 4000 a.C.) contatti e scambi piuttosto intensi tra zone prealpine ai margini della Pianura Padana e zone alpine cominciavano a interessare anche la valle di Susa. Mentre gruppi provenienti dal versante francese, con un modo di vita chiamato Cultura di Chassey, portavano le loro novità in Alta Valle (e il grande villaggio neolitico di Chiomonte – La Maddalena ne è la testimonianza più importante), qualche gruppo della zona padana legato al modo di vita chiamato Cultura del Vaso a Bocca Quadrata lasciò qualche traccia della sua presenza in Bassa Valle (è il caso di un bivacco di pastori sopra San Valeriano di Borgone e di una capanna di temporaneo riparo sul monte Gioran sopra Rubiana).

Stanziamenti su versante

In quel periodo, detto Neolitico, un clima generalmente piuttosto mite e umido aveva determinato lo sviluppo di un fondovalle boscoso e paludoso e favoriva uno stanziamento su versanti un po’ rilevati, su cui poteva sorgere qua e là qualche abitato sparso di nuclei umani dediti prevalentemente alla pastorizia (soprattutto di pecore e capre) e in misura molto minore a qualche modesta pratica agricola.

Nessuna traccia di presenze neolitiche è stata però trovata per ora in territorio di Caselette, anche se le zone ai piedi del Musiné con le loro risorse boschive e le aree attorno ai laghi devono certamente aver attirato una frequentazione umana o stanziale o di passaggio.

Allo stesso modo non sappiamo nulla di un’eventuale partecipazione del territorio caselettese a quei modi di vita, ben poco diversi dai tempi neolitici, che lungo il III millennio a.C. caratterizzarono nelle vallate vicine quella che è stata definita la Cultura del Gruppo Dora-Chisone-Arc. Forse chi viveva allora nelle nostre terre era più legato alle realtà della pianura, ma in ogni caso la sua vita continuava a basarsi sull’allevamento di pecore e capre, su limitate forme di coltivazione, sulla caccia e sulla raccolta di prodotti del bosco, quali che fossero le caratteristiche del vasellame e di altri oggetti della sua quotidianità.

La capanna del Bronzo Antico: la più antica presenza preistorica in Caselette

Bisogna scendere fino a un periodo noto come Età del Bronzo Antico (inizi del II millennio a.C.) per trovare finalmente traccia della più antica presenza preistorica in territorio caselettese. In un sito quasi a metà strada tra le vecchie Cave di magnesite e l’area paludosa un tempo nota come “lago superiore” di Caselette sono stati individuati pochi ma significativi segni di un abitato risalente alla fine del Bronzo Antico (verso il 1700 a.C.): una stesura di pietre allineate che faceva da base a una capanna, frammenti di legno carbonizzato, qualche strumento in pietra e resti di vasellame piuttosto grossolano per fabbricazione e decorazione (la cui affinità con materiali trovati in Valle di Susa, soprattutto a Foresto, ha permesso di fissare una datazione), sono indizi di un piccolissimo abitato – probabilmente non più che qualche capanna – sorto su un terreno vicino a un’area lacustre: una scelta insediativa che per quell’epoca o poco dopo è attestata, in zone non lontane da noi, anche a Novaretto, Avigliana e Trana. Il quadro economico di questo stanziamento doveva essere legato più alla pastorizia che all’agricoltura, in un ambiente naturale caratterizzato da boschi a querceto misto ma con tracce di dissodamento (lo indicano i dati di un analisi di pollini).

Tracce della Tarda Età del Ferro

Poi, per più di mille anni la zona di Caselette non offre altre tracce di presenza umana. Solo con la Tarda Età del Ferro (ultimi tre-quattro secoli prima di Cristo) si torna ad avere in mano degli elementi, ma questa volta numerosi e variamente dislocati.

Ci sono anzitutto due indizi di abitato nella zona prossima alle Cave: sulla sommità del Moncalvo, piccolo rilievo di poco emergente dalle propaggini nord-orientali de Musiné, resti di due aree semicircolari terrazzate mediante l’impiego di grosse pietre infisse nel suolo testimoniano una limitata occupazione genericamente attribuibile al Tardo Ferro; e un fondo di capanna individuato a poca distanza dai resti della villa rustica di età romana nella zona dei Pian segnala, grazie a qualche frammento ceramico, una presenza abitativa grosso modo della stessa epoca.

Un contesto Taurino

Sono i secoli in cui nelle zone del Torinese appaiono insediati i Taurini: genti liguri per radice etnica, inserite in un ambiente dove la penetrazione di elementi gallici aveva portato aspetti della cultura celtica (su cui però le testimonianze in Valle di Susa sono per ora piuttosto scarse). Il fatto che il termine “taurini” abbia un probabile significato di “montani”, può indicare che il loro stanziamento poteva estendersi dalle aree subalpine di pianura anche alle prime aree di montagna, compreso quindi un territorio intermedio tra le due come quello caselettese. Il loro insediamento era costituito da piccoli nuclei sparsi, gruppi di poche capanne, solitamente di piccole dimensioni e costruite in materiale vegetale, dislocati in siti un po’ rilevati, come ben testimonia un’ampia serie di ritrovamenti nella parte della Valmessa che si affaccia sulla conca di Almese e Villar Dora.

Siti cultuali sul Musiné

Ma accanto agli indizi di abitato emergono anche dei ritrovamenti relativi a pratiche rituali delle popolazioni locali, di cui proprio la zona di Caselette offre un paio di esempi di particolare interesse: un’ampia area delimitata da pietre e disseminata di una gran quantità di ceramica individuata in un sito impervio alle Rocchette, sulle prime pendici meridionali del Musiné, parla non di abitazione ma di un luogo di culto protostorico in cui la quantità di terrecotte indica un’intensa frequentazione per offerte rituali in un periodo comprendente gli ultimi tre secoli a.C.; e sulla parte sommitale dello stesso Musiné, poco lontano dalla vetta presso il Truc dell’Eremita, un sito con deposito di offerte rimanda più o meno alla stessa epoca.

Bibliografia

Sul contesto valsusino:

A. BERTONE, L. FOZZATI, La preistoria nel bacino della Dora Riparia oggi, in «Segusium» 36 (1998), pp. 11-82 (= in La Preistoria nel bacino della Dora Riparia, Biblioteca di Segusium 7, Susa 2006, pp. 11-82).

Sulle tracce preistoriche in territorio di Caselette:

A. BERTONE, S. CARANZANO, P. ROSSI, Caselette, loc. Cave di magnesite. Sito dell’antica età del Bronzo, in «Quaderni della Soprintendenza Archeologica del Piemonte» 11 (1993), pp. 274-276 e tavv. CXI-CXII.

M. CINQUETTI, Preistoria nelle Alpi Cozie: Progetto per la carta archeologica, in «Survey» 5 (1989), pp. 45–58, in part. pp. 51-52.

D. VOTA, Caselette antica tra preistoria ed età romana, in Caselette. Uomini e ambienti ai piedi del Musiné dalle origini all’Ottocento, Borgone 1999, pp. 33-74, in part. pp. 33-46.

A. BERTONE, L’uomo preistorico ed i rilievi isolati. L’esempio valsusino, in «Segusium» 47 (2008), pp. 11-34.

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Crediti

Disegni: Beppe FORNERO