La campagna verso la Dora: tombe e materiali di età romana

La parte meridionale del territorio di Caselette, l’area agricola tra corso Susa e la Dora, ha interessato finora gli studi di archeologia essenzialmente per vecchi ritrovamenti di tombe: sepolture di età romana emerse casualmente in passato durante lavori agricoli; due di esse, trovate presso i Truc La Prà e Bineita e contenenti materiali databili a II-III secolo d.C., ebbero segnalazione scientifica nel 1948.

In più punti di quest’area è agevole distinguere nel terreno smosso dalle arature abbondanti affioramenti di materiale laterizio e ceramico, parte del quale rimanda ad epoca romana, in particolare a I e II secolo d.C. L’interesse archeologico della zona fu segnalato nel 2003 dal Comune di Caselette alla Soprintendenza Archeologica del Piemonte, con riferimento a un terreno a sud-est del Truc Volpatéra; seguì un sopralluogo di un funzionario della Soprintendenza, con successiva comunicazione di risposta al Comune e presa in consegna del materiale allora recuperato.

In quest’area è mai stata condotta un’indagine organica e scientificamente sorvegliata; eppure il suo interesse archeologico e storico appare rilevante, anzitutto per l’abbondanza del materiale che affiora (frammenti di ceramica fine e comune, monete, pezzi di macina, ecc.), che non sembra dovuto alla sola presenza di tombe: nell’antichità qui doveva sorgere qualche struttura abitativa. La semplice ricognizione sul terreno non individua resti di muri; ma che lì sotto ci siano antichi edifici, è un’ipotesi ragionevole; e non è azzardato pensare a un abitato rurale di età romana.

Presenze abitative romane sulle due sponde della Dora

Dopo che, a fine I secolo a.C., le zone tra Torino e Val di Susa entrarono stabilmente nel mondo romano, vi si attuò una trasformazione che in pochi decenni cominciò a incidere in modo rilevante sull’assetto viario, abitativo ed economico: le aree sulle due sponde della Dora si aprirono a un più marcato utilizzo agricolo e a ricevere nuovi impianti abitativi, come documenta l’archeologia con il ritrovamento di due abitati rurali sulla destra del fiume, nei siti di Rivoli-Perosa e Rosta-Vernè.

Soprattutto la scoperta di quest’ultimo (un villaggio rurale durato per tutta l’età romana imperiale) ha aperto un importante scorcio sulla storia del popolamento di queste aree in età romana. L’abitato ipotizzabile nel basso territorio di Caselette è situato proprio dirimpetto al sito di Vernè, e una replica in sponda sinistra di un insediamento rurale più o meno simile è tutt’altro che improbabile, date le opportunità agricole che offriva questa fascia di territorio.

Toponimi ed epigrafi: proprietà caselettesi di famiglie di Augusta Taurinorum

Quest’area era sicuramente sfruttata in senso agricolo in epoca romana. Ne sono indizio alcuni toponimi fondiari, rintracciabili nella documentazione medievale, che rimandano a proprietari di età romana, evidentemente interessati ai terreni della zona; ad esempio, il toponimo Gabianum (in documenti dell’abbazia di Novalesa di fine ‘200 riferiti a Camerletto) ricorda una proprietà di un Gavius, membro di un gruppo familiare in vista nell’Augusta Taurinorum del I secolo d.C. Ma anche alcune iscrizioni romane trovate a Caselette fanno pensare che altre famiglie taurinensi avessero qui dei possessi fondiari: le epigrafi scoperte ai primi dell’800 presso il Castello Cays citano individui appartenenti ad agiate famiglie di Augusta Taurinorum come i Cornelii e gli Aebutii. Sembra evidente che il territorio caselettese partecipò a interessi economici che su di esso si proiettavano dal centro taurinense.

Come esempio di questi interessi si pensa di solito alla villa rustica dei Pian, perché ne è l’unica testimonianza archeologicamente messa in luce; però questo, che è un caso esemplare, non fu sicuramente l’unico. Sarebbe infatti ben strano che, con le possibilità agricole che offriva la campagna verso Dora, un unico impianto produttivo e residenziale messo su da famiglie di Augusta Taurinorum in area caselettese andasse proprio a collocarsi in un sito che era sì paesaggisticamente bello, ma anche condizionato da terreni di modesta potenzialità.

Ipotesi: un abitato rurale di età romana nella campagna verso Dora

Così l’ipotizzato insediamento rurale nella campagna a sud non è da escludere che fosse un’altra villa rustica (= fattoria), né che si trattasse di più nuclei di abitazioni rurali sparse; ma, al momento, il modello Rosta-Vernè sembra il riferimento più plausibile. Per ora, in mancanza di un’indagine archeologica diretta, non si può dire di più; ma i segnali di un abitato di età romana in questa area sono già di per sé importanti. Come è interessante il fatto che vi sia documentata anche l’esistenza di un abitato medievale.

Villare medievale = antica Casellae

Documenti tardo medievali segnalano, a sud di Camerletto, un abitato conosciuto come Villare, che risultava abbandonato o in via di abbandono nel XIII secolo: se ne parla nel 1265 a proposito di un campo de Vilario in territorio de Camarleto, e a metà Trecento di questo Villarius erano ancora visibili delle “porte” (1358: loco dicto ad Portas Villarii), probabilmente resti di un vecchio insediamento ormai ridotto a semplice regione agraria. In una citazione del 1280 (in territorio Casellarum in loco qui dicitur Vilar) Villare risulta una località inclusa nel territorio dell’antica Casellae (toponimo attestato già intorno al 1000), e una nota tardo cinquecentesca (1588: in Casello o vero al Campo Villario) identifica chiaramente Villare con l’antica Casellae.

Dunque, il luogo che tra ‘200 e ‘300 era segnalato come Villare corrisponde a ciò che in precedenza indicava il toponimo Casellae, che intorno al 1000 (quando ne compare documentazione), ma probabilmente già molto prima, denominava un insediamento in territorio caselettese, coincidente non con l’attuale centro storico (che intorno al 1000 si chiamava ancora Comilitate) ma con una zona a sud-ovest, poco lontana da Camerletto. Era questo l’abitato più antico, che col tempo finì per essere abbandonato quando si andava formando la nuova realtà insediativa di Caselette ai piedi dell’attuale Castello Cays.

Collegando quindi gli indizi archeologici di epoca romana con queste tracce documentarie medievali, si può pensare che nella zona agricola a sud-est di Camerletto ci sia stata una certa continuità abitativa (sia pure con fasi di abbandono, riusi di strutture e spostamenti) nell’arco di almeno 1000 anni.

È ovviamente un caso ancora tutto da esplorare. Però è importante segnalare l’interesse storico e archeologico di quest’area caselettese: agli studiosi, per invitare a un’indagine più approfondita attraverso l’impegno convergente di più settori della ricerca antichistica e medievistica; al grosso pubblico, per rendere consapevoli i caselettesi della ricchezza storica che c’è sul nostro territorio.

Bibliografia

Trattazione complessiva dell’argomento: D. Vota, Un villaggio scomparso. Ipotesi su un abitato rurale in territorio di Caselette tra età romana e medioevo, in “Segusium” 51 (2012), pp. 9-28.

Per i toponimi e la loro documentazione medievale: L. Patria, “Homines Caselletarum”. Uomini di Caselette. Origine affermazione di una comunità, in Caselette. uomini e ambienti ai piedi del Musiné dalle origini all’Ottocento, Borgone 1999, pp. 75-227, in part. pp. 144-145.