Indigeni e coloni nell’agro occidentale di Augusta Taurinorum

Duemila anni fa le zone tra Torino e Valle di Susa  facevano parte dell’agro occidentale di Augusta Taurinorum, ossia della porzione ovest dell’ampio territorio agricolo che circondava il centro urbano torinese e che era stato diviso in grandi lotti e assegnato a famiglie venute a risiedere nella “colonia” che Roma aveva da poco fondato in un sito tra la Dora e il Po come centro di supporto alla “via delle Gallie” (la strada che da Torino attraverso la Valle di Susa saliva al Monginevro).

Parte dei coloni di Augusta Taurinorum, quelli più benestanti, risiedevano probabilmente in città (anche se venivano ogni tanto a controllare la gestione delle proprie aziende agricole, affidate alla conduzione di qualche fattore e al lavoro di manodopera schiavile), altri invece abitavano nelle loro fattorie. Quanto alla vecchia popolazione indigena delle campagne, che viveva in piccoli villaggi o in nuclei abitativi sparsi, una parte era entrata nell’orbita delle famiglie cittadine per relazioni di lavoro subalterno o per altri rapporti di clientela e i suoi membri avevano finito per cambiare i propri nomi assumendo quelli del gruppo famigliare da cui dipendevano; un’altra parte continuava a vivere senza rapporti con i nuovi arrivati, mantenendo le sue tradizionali attività di sussistenza (soprattutto pastorizia). E’ gente che a noi resta per lo più sconosciuta, ma non tutta: qualche nome è sopravvissuto grazie a iscrizioni incise su lapidi – funerarie ma non solo – che possono darci poche ma preziose informazioni sulla situazione sociale di queste zone.

Iscrizioni romane di Caselette

Da Caselette provengono tre iscrizioni trovate ai primi dell’800 presso il Castello Cays; esse nominano un Sextus Cornelius, un Publius Acilius Mancia e una Aebutia Vina moglie del secondo, persone appartenenti a famiglie (o alla cerchia di famiglie) ben note da ritrovamenti del Torinese anche dei primi tempi della romanizzazione delle nostre zone (fine I secolo a.C. – inizio I secolo d.C.). Soprattutto i nomi Cornelius ed Aebutia si legano a gruppi familiari di Augusta Taurinorum dotati di numerose proprietà terriere e presenti anche nelle cariche della comunità civica taurinense. E’ quindi probabile che qualche esponente di quelle famiglie possedesse delle terre in Caselette e, se la più antica delle tre iscrizioni (quella di Sextus Cornelius) può risalire, come suggeriscono certi caratteri epigrafici, agli inizi dell’età imperiale, ciò può confermare un precoce interesse di esponenti di rilievo in Augusta Taurinorum per una presenza ai piedi del Musiné, che l’archeologia segnala per la stessa epoca con la “villa rustica” dei Pian (il che non significa un automatico collegamento tra questa e uno di quei gruppi familiari, nonostante la relativa vicinanza tra il sito della “villa” e il luogo di ritrovamento delle iscrizioni).

Tre lapidi e loro iscrizioni: dati tecnici

Le tre lapidi funerarie, rinvenute presso il castello Cays poco prima del 1820, sono conservate al Museo di Antichità di Torino (inv. n. 499-500-501).

Prima lapide

Lastra di marmo bianco. Altezza: 0,84 m; larghezza: o,72 m.
Altezza lettere: 15 cm nella prima linea, 12 cm nella seconda.

SEX . CORNELI
VS . C . F
= Sex(tus) Corneli(us) C(ai) f(ilius).

Il tipo di lettere e l’assenza del cognome nella formula onomastica sembrano indicare  una data entro la prima metà del I secolo d.C.

Seconda lapide

Stele di marmo poco fino. Altezza e larghezza: 0,46 m (ma forse in origine più alta).
Altezza lettere: 7,5 cm nella prima linea; 6,5 cm nella 2^ e 3^; 6 cm nella 4^.

P . ACILIVS . P . F
MANCIA
V . AEBVTIA . C . F . VINA
VXOR
= P(ublius) Acilius P(ubli) f(ilius) / Mancia / v(iva) Aebutia C(ai) f(ilia) Vina / uxor

Possibile datazione tra I e II secolo d.C.

Terza lapide

Lastra calcarea. Altezza: 0,53 m; larghezza: 0,84 m.
Altezza lettere: 6,5 cm.

P . ACILIVS
= P (ublius) Acilius.

Epitaffio apparentemente solo iniziato.

Bibliografia

E. FERRERO, Iscrizioni romane di Caselette, in “Atti della Società Piemontese di Archeologia e Belle Arti” vol. V, fasc. 6, 1894, pp. 322-323.

D. VOTA, Caselette antica tra preistoria ed età romana, in aa. vv., Caselette. Uomini e ambienti ai piedi del Musinè dalle origini all’Ottocento, Borgone 1999, pp. 69-72.

D. VOTA, I tempi di Cozio, Condove 1999, pp. 96-97.

E. LANZA , G. MONZEGLIO, I Romani in Val di Susa, Bussoleno 2001, p. 92.

D. VOTA, 2000 anni fa in Valle di Susa. Il tempo dei Cozii, Borgone 2010, pp. 241-243.