Materiale già usato nella villa romana

Da queste cave, situate sulle basse pendici nordorientali del Musiné quasi ai piedi dell’altura di Moncalvo, proveniva già in antico il materiale utilizzato nella villa rustica di età romana dei Pian per realizzare i pavimenti in acciottolato ricoperto da frantumi di laterizi e, appunto, magnesite. Ma solo dopo la metà dell’Ottocento l’estrazione del minerale assunse i caratteri di un’attività industriale.

Prima attività industriale di estrazione

Dopo i primi tentativi (negli anni 1860-63) di coltivazione, con modesti successi, di una cava i cui diritti di estrazione erano stati dati in affitto dal Comune, dal 1875 quest’attività assunse contorni industriali, quando la modesta concorrenza di qualche privato locale fu superata dall’intervento di due imprenditori pinerolesi, Luigi Sery e Giovanni Mallion, che, forti di una più solida disponibilità di capitali, si assicurarono un contratto d’affitto di lunga durata con esenzione  da tasse comunali di esercizio e impiantarono alle cave un’attività lavorativa stabile. I vantaggi per il paese erano evidenziati in una delibera del 1878: assicura a questo Comune un sufficiente reddito per un considerevole termine e in pari tempo procura alla popolazione un buon numero di giornalieri per l’escavazione e pulimento della terra magnesiaca.

Ampliamento della cava a fine ‘800

 Dal 1880 il Mallion, rimasto solo a gestire la società di estrazione, approfittando di una congiuntura al momento favorevole al commercio di minerali, diede impulso ai lavori alla cava: dovendo per contratto limitare a sei il numero giornaliero di scavatori con piccone (il Comune cercava di protrarre il più possibile l’eventuale esaurimento della cava), allargò le maestranze (soprattutto donne) addette alla pulizia della terra estratta, da cui andava separato il minerale grezzo. Questo veniva frantumato e cotto in un forno situato in Via Val della Torre (un tempo a Caselette la “fabbrica” per antonomasia).

Altre aree di cava

Altre aree adiacenti alla cava maggiore divennero oggetto di scavo negli anni di fine ‘800; l’entità del materiale estratto era modesta, ma le numerose domande al Comune per ricerche finalizzate all’apertura di nuove cave indicava che lo smercio di magnesite aveva in quegli anni uno spazio di mercato. Come applicazioni industriali, la magnesite era usata nella fabbricazione di porcellane comuni  e soprattutto come materiale refrattario nei rivestimenti dei forni.

L’attività nei primi decenni del ‘900

Nel 1883 Mallion cedette l’affitto della cava e la proprietà della fabbrica alla società Lavelli di Milano, che subentrò nell’attività senza sostanziali modifiche agli impianti e alla lavorazione. Nel 1895 la ditta divenne Società Viglezzi e, dopo alcuni anni di calo nel lavoro, ai primi del ‘900 estese l’attività estrattiva a una nuova cava, aumentando il numero dei lavoratori (mediamente una ventina); i salari erano bassi e i giorni lavorativi erano in media solo 200 all’anno, ma era l’unica forma di impiego industriale che si poteva trovare in paese nei primi decenni del secolo scorso.

L’attività lavorativa legata alle cave durò fino allo scoppio della seconda guerra mondiale, quando fu abbandonata.

Bibliografia

D. VOTA, La comunità civica nell’Ottocento, in Caselette. Uomini e ambienti ai piedi del Musiné dalle origini all’Ottocento, Borgone 1999, pp. 305-397, in part. pp. 368-370 e 375-380.