Una montagna molto frequentata

Chi conosce anche solo un po’ il paese di Caselette ne associa facilmente l’immagine a quella della sua montagna, il Musiné. E’ un monte assai frequentato: camminatori e gitanti ne conoscono bene il panorama, la vegetazione, i sentieri. Ma forse non tutti conoscono il perché del suo nome. Il fatto è che da tanto tempo circola un luogo comune, diffuso ma sbagliato: la diceria secondo cui Musiné significherebbe “monte degli asini”, perché deriverebbe da “monte Asinaro”.

L’origine del nome: mons Vicinea e non Asinaro

L’origine storica del nome è invece ben diversa. Numerose attestazioni in documenti medievali del toponimo Musiné lo indicano come mons Vicinea (in un documento del 1020), Vesenius (intorno al 1150), Vesinerius (nel 1208), Vixinerius (nel 1302): piccole varianti di un unico termine chiaramente derivato da vicus = “villaggio”. Il mons Vicinea era insomma la “montagna del villaggio”, e il suo nome ricorda un’antica (forse già di età romana) organizzazione di una comunità che esercitava i propri diritti di uso su terre comuni.

E’ vero che nei documenti d’archivio di Caselette compare talvolta, a partire dai primi del Settecento, anche la forma “monte Asinaro”; ma accanto ad essa si trova spesso la voce “Musinero”, che è lo sviluppo volgarizzato della denominazione medievale: cioè da mons Vixinerius (che è uno sviluppo di mons Vicinea) deriva “Musinero” e non “monte Asinaro”. “Monte Asinaro” non è altro che il prodotto di un pasticcio combinato a inizio Settecento da qualche erudito che cercò di spiegare l’etimologia di “Musinero” senza conoscerne (o senza saperne riconoscere) l’antecedente medievale.

Il monte della comunità e le sue risorse

Dunque nel nome stesso del Musiné è contenuta quella funzione di “territorio di usi comuni” che per secoli questa montagna ha effettivamente rappresentato per Caselette: preziosa riserva di legname, terreno da pascolo, luogo di raccolta di frutti selvatici, erba e fogliame; il tutto non come proprietà privata ma come terra comune. Per secoli il taglio periodico di lotti di bosco ceduo sul Musiné è stata un’importante fonte di entrata nel bilancio del Comune e per secoli il pascolo e la raccolta di erba e foglie sulla montagna fu un diritto di uso civico che la comunità cercò sempre di tutelare. E’ chiaro che il volto del Musiné nei tempi passati era ben diverso da quello boscoso di oggi: piuttosto brullo, con macchie di alberi giovani, certo meno verdeggiante; era il segno di un utilizzo intenso, ma regolato.

L’acquedotto e le cave

Dalla montagna poi si raccoglievano le acque sgorganti dalle fontane, che erano incanalate ad alimentare il paese. E la montagna offriva altresì qualche risorsa mineraria: la presenza di magnesite era già evidente nell’antichità (fu, ad esempio, utilizzata nella villa rustica di età romana nell’area dei Pian come materiale per pavimenti), ma dopo la metà dell’Ottocento si avviò un suo utilizzo industriale: dal 1875 fino agli anni della II guerra mondiale le cave di magnesite alimentarono l’unica attività industriale allora esistente in Caselette.

Un “luogo dello spirito”

Non stupisce allora se una montagna così legata in modo essenziale alla sopravvivenza della comunità abbia anche visto sorgere su di essa dei segni spirituali, in cui la comunità si riconosceva ed esprimeva fede e valori: dal santuario di S. Abaco alla Croce monumentale, il Musiné è anche un “luogo dello spirito” (ma nel senso più alto, non quello delle farneticazioni esoteriche che qualcuno ogni tanto costruisce attorno alla nostra montagna).

Bibliografia

Sull’origine del nome Musiné:

E. PATRIA, A proposito di un progetto di ricerca toponomastica valsusina, in “La Valsusa” 16/471983, p. 3.

E. PATRIA, Almese. Una terra tra le Alpi e la pianura, Almese 1993, p. 30.

D. VOTA, Caselette antica tra preistoria ed età romana, in Caselette. Uomini e ambienti ai piedi del Musiné dalle origini all’Ottocento, Borgone 1999, pp. 33-74, in part. pp. 66-67.

D. VOTA, 2000 anni fa in Valle di Susa. Il tempo dei Cozii, Borgone 2010, pp. 196-197.

Sul Musiné come risorsa per la comunità:

D. VOTA, La comunità civica nell’Ottocento, in Caselette. Uomini e ambienti ai piedi del Musiné dalle origini all’Ottocento, Borgone 1999, pp. 305-397, in part. pp. 368-370 e 375-380.

Sui “segni del sacro” sul Musiné (in particolare il santuario di Sant’Abaco e la Croce monumentale) v. schede nella sezione “Luoghi di interesse”.