Il castello, strumento di potere dei signori di Caselette

Che i signori “da Caselette” avessero una residenza fortificata sul sito dell’attuale castello Cays, è probabile ma non documentato; il castello che oggi domina il paese è attestato solo a partire dai primi del 1300: dapprima piccolo edificio fortificato con funzione di controllo e riscossione di pedaggi sui movimenti lungo la via Vercellensis verso il Canavese e di presidio dei confini dei conti di Savoia sulla sinistra della Dora, rappresentò uno strumento concreto del potere dei signori feudali di Caselette sul villaggio e sulle terre attorno a danno dei patrimoni fondiari dei Novalicensi di Camerletto e delle monache di Brione. La storia di questo potere signorile, dipendente dal principato territoriale dei conti di Savoia, si sviluppò fino a fine Settecento seguendo le vicende della contea, poi del ducato e infine del regno sabaudi, ed è anche la storia delle famiglie titolari del castello: nel tardo Medioevo, dopo un rapido alternarsi di vari proprietari nel corso del Trecento, i Canali di Cumiana cercarono di affermarvi tra Tre e Cinquecento una dominazione stabile e prolungata nel loro progetto di radicamento di un potere tra Val di Susa e Canavese, con interventi e coinvolgimento nella stessa vita sociale del villaggio (ad esempio nel 1439 si associarono alla comunità nella costruzione della bealera dei prati).

Il nascente comune

Fin dagli anni tra fine Duecento e inizio Trecento i caselettesi compaiono organizzati in comunità e rappresentati da un sindaco (il primo noto è Umberto Meana); il nerbo del nascente comune era costituito da famiglie che avevano trasformato in proprietà dei terreni ottenuti in enfiteusi dai monaci di Camerletto, ridotto a quel tempo in condizioni difficili.

I primi parroci documentati

In ambito parrocchiale al controllo monastico ormai in declino si sostituiva l’azione del vescovo e del centro della diocesi nella gestione spirituale della comunità dei fedeli. Con l’inizio del Trecento si comincia ad avere notizia di parroci: Hugo, Guigo e Giordano ne aprono un elenco ricostruibile con discreta linearità fino a oltre metà Quattrocento, quando la prima visita pastorale documentata (1458) segnalava le povere condizioni materiali della chiesa parrocchiale e deplorava la scarsa cultura del parroco.

Bibliografia

L. PATRIA, “Homines Caselletarum”. Uomini di Caselette. Origine e affermazione di una comunità, in Caselette. Uomini e ambienti ai piedi del Musiné dalle origini all’Ottocento, Borgone 1999, pp. 75-227, in part. pp. 144 ss.

R. SAVARINO, Storia religiosa di Caselette, in Caselette. Uomini e ambienti ai piedi del Musiné dalle origini all’Ottocento, Borgone 1999, pp. 253-259.