La gestione amministrativa del Comune

Nei decenni successivi all’Unità italiana sembrò indebolirsi nella vita pubblica caselettese quella volontà di iniziativa che negli anni precedenti aveva impresso un notevole dinamismo alla gestione amministrativa del paese. Era in primo luogo un problema di finanze (con gli anni Settanta si instaurò un deficit costante), che orientò la compagine comunale a una più prudente e ordinaria gestione; ma vi contribuì forse anche l’uscita di scena di un’energica figura di sindaco come Paolo Savarino e il ripiegare del conte Carlo Cays sul ruolo di semplice consigliere (prima di diventare sacerdote salesiano nel 1878).

Una prima attività industriale: la cava di magnesite

Furono quelli gli anni in cui si cominciò a guardare al Musiné anche come terreno di ricerca ed estrazione di minerali. Dopo i primi tentativi di coltivazione con modesti successi, di una cava di magnesite verso Moncalvo, dal 1875 questa assunse i contorni di un’attività industriale, quando la modesta concorrenza di qualche privato locale fu superata dall’intervento di due imprenditori pinerolesi, Luigi Sery e Giovanni Mallion, che, ottenuto un contratto d’affitto di lunga durata, impiantarono alle cave un’attività lavorativa stabile che passò poi ad altra ditta (società Lavelli e poi Viglezzi), con maestranze addette allo scavo e alla pulizia del minerale e con un opificio dotato di forno.

Progressi della scuola a Caselette: due belle figure di insegnanti

Il paese non riusciva comunque a superare la marginalità economica in cui era relegato, in parte per carenza di opportunità commerciali, ostacolate in primo luogo dall’inadeguatezza delle vie di comunicazione (vari progetti di viabilità intercomunale nel secondo Ottocento non riuscirono a decollare). Eppure il paese non rinunciò ad assicurarsi, nel campo di alcuni servizi sociali, un livello minimo ma dignitoso di opportunità: è il caso soprattutto di sanità e istruzione per le quali il comune fu sempre alla ricerca di una prolungata stabilità degli operatori. In ambito sanitario a una fase di stabilità legata al lungo servizio del dott. Francesco Mantelli (dal 1862 al 1887) seguì un periodo di precarietà segnato dal rapido susseguirsi a fine secolo di numerosi medici. Uno sviluppo in senso opposto si verificò invece nella scuola, dove intorno al 1870, dopo anni di incertezze legate al succedersi di numerosi maestri, due belle figure di insegnanti come don Giovanni Francesco Vianzino (maestro dal 1869 al 1891) e Adelaide Fassetta (maestra dal 1871 al 1896) aprirono una fase di servizio scolastico qualificato e duraturo, segnalandosi come solidi riferimenti educativi e offrendo un contributo significativo alla crescita qualitativa della scuola elementare di Caselette; il primo trovò un degno continuatore in don Serafino Vinassa, il prezioso e umile lavoro della seconda facilitò più tardi la strada della maestra Giuseppina Cristin, destinata a diventare, per il lungo servizio più che per la modernità dell’insegnamento, un’istituzione nella memoria scolastica caselettese.

I fratelli Tivano parroci

Nell’ambito della civica amministrazione l’ultimo ventennio dell’Ottocento vide l’operato a volte contradditorio del conte Luigi Casimiro Cays, che ricoprì diversi incarichi in un complesso e tutt’altro che lineare rapporto con gli altri amministratori, fino a improvvise dimissioni nel 1899 poco dopo la seconda elezione a sindaco.

Altre due figure impressero, con la loro personalità e la loro dedizione, un segno di ammirevole umanità nella vita caselettese del secondo Ottocento: i due fratelli don Matteo e don Domenico Tivano, parroci rispettivamente dal 1840 al 1866 e dal 1866 al 1885. Promotori di interventi materiali quanto attenti organizzatori della vita liturgica, entrarono nel cuore della popolazione con il loro impegno e le doti umane e spirituali.

Il paese a fine ‘800: un territorio più ampio, un’economia depressa

A fine Ottocento Caselette oscillava tra 850 e 900 abitanti, ma anche il territorio comunale si era ampliato con l’aggregazione delle frazioni di Camerletto, Grangiotto e Grangetta, prima sotto Rivoli, avvenuta nel 1871 dopo un lungo iter burocratico. La crisi agraria di fine XIX secolo colpì anche il paese: il calo di produzione del grano portò a puntare di più sull’allevamento e forse anche a un incremento della viticoltura, ma la debolezza strutturale di questa economia di villaggio e qualche calamità naturale (ad esempio una rovinosa grandinata nel 1886) lasciarono il paese in una situazione sostanzialmente depressa.

Bibliografia

D. VOTA, La comunità civica nell’Ottocento, in Caselette. Uomini e ambienti ai piedi del Musiné dalle origini all’Ottocento, Borgone 1999, pp. 305-397, in part. pp. 374-396..