Le origini del santuario di Sant’Abaco

Attestato da metà Cinquecento, ma forse più antico (anche se il volto architettonico attuale è di metà Ottocento) è il santuario di S. Abaco, posto a mezza costa sul Musiné in bella posizione, oggi meta di passeggiate e di percorsi di spiritualità, riferimento plurisecolare di una dimensione socio-religiosa particolarmente sentita in paese e coordinata dall’antica istituzione dei Priori (sulla sua storia però una documentazione un po’ organica appare solo ai primi del Settecento).

L’organizzazione della comunità civica

Anche a metà Cinquecento risale pure la prima documentazione pervenuta degli atti del Consiglio di Credenza, l’organismo che, esistente almeno da fine Duecento, coordinava la vita della comunità civica: era eletto ogni anno, dopo preventiva concertazione, dai “capi di casa”, residenti e proprietari di terre nel villaggio, non necessariamente tutti e non sempre i maggiori possessori immobiliari ma piuttosto i più motivati alla conduzione della cosa pubblica, in particolare al controllo delle terre comuni, dunque principalmente allevatori e proprietari medio-piccoli (a metà Cinquecento erano poco più di 40). Il Consiglio era formato da 2 sindaci e 6 credendari ed emetteva ordinanze sotto il controllo del castellano (nominato dal feudatario del luogo, di cui doveva tutelare gli interessi), anche se poi spesso le scelte amministrative risultavano fortemente condizionate dall’esattore della taglia (nominato dalla Credenza con un’asta attentamente preordinata in funzione degli interessi che il gruppo che lo inseriva nell’appalto aveva sulla gestione delle risorse comunitarie) o anche non di rado da rifiuti o resistenze a prendere decisioni (per far venire allo scoperto le contrapposizioni tra diversi gruppi del paese).

Il rinnovamento della parrocchia dopo il Concilio di Trento

A fine Cinquecento la parrocchia vide l’inizio di una svolta religiosa legata al rinnovamento post-tridentino: la visita pastorale del 1584 con le sue osservazioni e prescrizioni pose le premesse di un processo di riforma della religiosità che richiese bensì più di un secolo per essere compiuto ma registrò (come via via segnalato dalle visite episcopali lungo il Sei e Settecento) l’instaurarsi di forme efficaci di istruzione religiosa per i parrocchiani e una frequenza diffusa e costante alle celebrazioni, nel quadro di una cultualità articolatissima ed esuberante ma condivisa dalla popolazione e attraverso una rete di istituzioni socio-religiose che ne organizzavano efficacemente la partecipazione. Intanto l’edificio della chiesa parrocchiale fu oggetto di una totale ricostruzione, compiuta in parte negli anni Venti del Seicento (nonostante il difficile momento di crisi economica che accompagnò il paese fino a inizio Settecento) ma continuata con vari interventi e a più riprese nel corso del secolo successivo grazie a contributi comunali e anche al volontariato del paese.

Bibliografia

L. PATRIA, “Homines Caselletarum”. Uomini di Caselette. Origine e affermazione di una comunità, in Caselette. Uomini e ambienti ai piedi del Musiné dalle origini all’Ottocento, Borgone 1999, pp. 75-227, in part. pp. 190-227.
R. SAVARINO, Storia religiosa di Caselette, in Caselette. Uomini e ambienti ai piedi del Musiné dalle origini all’Ottocento, Borgone 1999, pp. 259 ss.

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Crediti

Disegni: Beppe FORNERO